La proposta di Trafficlab per un approccio basato sul costo sociale per prioritizzare interventi di sicurezza stradale urbana, affiancato da analisi dettagliate dei dati e modifiche infrastrutturali mirate a influenzare positivamente i comportamenti. Questa metodologia, integrata con strumenti innovativi come Safety Manager, offre ai Comuni una guida concreta per ridurre gli incidenti e creare città più sicure, sostenibili e inclusive.
Premessa
La sicurezza stradale in ambito urbano è una questione di primaria importanza, strettamente intrecciata con le politiche di trasporto e mobilità sostenibile. Non si tratta di un fenomeno inevitabile, bensì di una sfida concreta che richiede interventi strategici, coordinati e mirati. Questo tema diventa ancora più rilevante quando si parla di proteggere l’utenza vulnerabile della strada – pedoni, ciclisti e utenti del Trasporto Pubblico Locale (TPL) – che rappresentano il cuore di una mobilità inclusiva e sostenibile.
Affrontare efficacemente questa problematica implica un impegno collettivo e una forte volontà politica. È necessario un coordinamento tra tutti gli attori coinvolti, dai ministeri agli enti locali, fino agli operatori del settore. Un esempio emblematico è quello dell’Olanda, che negli anni ‘70 ha saputo trasformare la crisi petrolifera in un’opportunità per rivoluzionare la propria mobilità, ponendosi oggi come un modello di sicurezza e sostenibilità.
Le possibilità di intervento sono diverse. Di seguito, propongo alcune idee rivolte a dirigenti e tecnici comunali interessati a migliorare la sicurezza nei contesti urbani.
Alcuni suggerimenti ai Comuni
È fondamentale lavorare su più fronti per garantire che i veicoli circolanti nelle città siano adeguati ai requisiti di sicurezza. Un aspetto prioritario riguarda l’accesso ai centri urbani più sensibili, con particolare attenzione ai veicoli pesanti. Qui si potrebbe seguire l’esempio di Milano, dove è stato introdotto l’obbligo di dispositivi anti angolo cieco per aumentare la sicurezza dei pedoni e ciclisti nelle vicinanze di mezzi pesanti.
Il contesto urbano richiede interventi strutturali e regolamentari per aumentare la sicurezza di tutti gli utenti della strada. Tra le misure più efficaci, si evidenzia l’estensione degli strumenti di rilevazione automatica delle velocità a tutte le aree urbane, superando le attuali limitazioni agli assi di scorrimento. Parallelamente, occorre riorganizzare gli spazi cittadini per tutelare le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani, e implementare soluzioni mirate, come la chiusura al traffico nei pressi delle scuole durante gli orari di ingresso e uscita.
Un passo significativo potrebbe essere il passaggio dalle attuali “Zone 30” alle più ampie “Città 30”, con un limite di velocità generale di 30 km/h per tutte le aree urbane (salvo gli assi principali), rendendolo la norma piuttosto che l’eccezione. Altre misure includono:
- La raccolta e la pubblicazione di dati georeferenziati sull’incidentalità, per una migliore comprensione del fenomeno.
- L’introduzione di Analisi di Rischio specifiche per le reti stradali urbane.
- L’attuazione di politiche rigorose contro la sosta illegale, spesso causa di situazioni di pericolo.
- Una maggiore attenzione alla manutenzione delle infrastrutture stradali, il cui deterioramento, aggravato dalle difficoltà finanziarie degli enti locali, mette a rischio la sicurezza degli utenti.
Infine, è essenziale adottare norme tecniche che permettano l’uso diffuso di dispositivi di moderazione del traffico, già efficacemente applicati in molti altri Paesi ma ancora poco regolamentati in Italia.
Non va trascurato l’aspetto educativo e formativo per promuovere comportamenti più responsabili e sicuri. È necessario potenziare l’educazione stradale attraverso:
- Corsi di formazione periodici, come durante il rinnovo della patente.
- Campagne di sensibilizzazione sugli effetti dell’incidentalità.
- Programmi educativi nelle scuole, per formare fin da giovani utenti della strada più consapevoli.
Un altro passo importante è l’istituzione di consulte locali per la ciclabilità, in grado di rappresentare le esigenze degli utenti vulnerabili e proporre soluzioni mirate. Inoltre, l’introduzione di polizze assicurative dedicate alle biciclette potrebbe incentivare comportamenti più sicuri e promuovere l’uso di mezzi alternativi all’auto.
Tutti questi interventi devono essere supportati da un’attenta analisi dell’incidentalità comunale, basata su dati oggettivi come quelli ISTAT relativi agli incidenti stradali e metodologie consolidate, come l’uso del costo sociale per valutare le priorità di intervento. Questo approccio permette di individuare con precisione i punti critici e pianificare azioni mirate per ridurre il numero e la gravità degli incidenti.
Vi propongo di seguito un metodo di lavoro.
La rilevazione e l’analisi dei dati
Innanzitutto, i Comuni devono partire dai dati ufficiali sugli incidenti stradali accaduti sul proprio territorio. Dati che hanno molte informazioni utili. Per ogni incidente con danni alle persone, infatti, le Forze dell’Ordine, come la Polizia Stradale, i Carabinieri e le Polizia Locali, sono tenute infatti a compilare un modulo (si chiama “ISTAT CTT/INC”) che prevede la raccolta di varie informazioni. Se siete curiosi di saperne di più sulla raccolta dati, andate a questo link (mentre invece trovate qui i “microdati” ad uso pubblico).
Aggiungo, per gli addetti ai lavori, i riferimenti ufficiali da usare per il reperimento dei dati (in caso vi occorrano dati di dettaglio per studi ed analisi di incidentalità) ed il link all’archivio nazionale dei numeri civici (utile per i Comuni: è bene che istruiscano infatti per bene la Polizia locale ed i propri operatori per registrare come si deve le localizzazioni degli incidenti):
- Dashboard interattiva sul sito ISTAT
- Portale per la richiesta dati sugli incidenti stradali di ISTAT
- Portale per la richiesta dati sugli incidenti stradali di ACI
- Archivio Nazionale dei Numeri Civici delle Strade Urbane
E aggiungo anche un’altra precisazione, che può sembrare banale ma che è importante per chi analizza i dati. Come riportato da ISTAT nella sua Nota Metodologica, “le norme internazionali (Eurostat, OCSE, ECE, ecc.), cui il nostro Paese si adegua, definiscono l’incidente stradale come “quell’evento in cui è coinvolto almeno un veicolo in circolazione sulla rete stradale e che comporti danni alle persone. Rientrano pertanto nel campo di osservazione tutti gli incidenti stradali verificatisi nelle vie o piazze aperte alla pubblica circolazione, nei quali risultano coinvolti veicoli fermi o in movimento e dai quali siano derivate lesioni a persone. Sono esclusi dalla rilevazione i sinistri da cui non sono derivate lesioni alle persone, quelli che non si sono verificati nelle aree aperte alla pubblica circolazione, e i sinistri in cui non risultano coinvolti veicoli.” Quindi, per capirci, in questi numeri non rientrano i tanti incidenti che avvengono senza ferimento o morte di nessuno.
Una volta recuperati i dati, è utile analizzarli in modo oggettivo. Il metodo che propongo fa uso del costo sociale.
Le nostre analisi di incidentalità basate sul costo sociale
Il calcolo del costo sociale non è solo un esercizio statistico: usare questo parametro è utile anche per assicurare una adeguata priorità agli interventi di sicurezza stradale. Ed è importante avere un valore di questo parametro che sia preciso ed aggiornato: la maggiore o minore convenienza a investire in sicurezza stradale è funzione della entità della riduzione del costo sociale causata da un determinato intervento, per cui sottovalutare il costo sociale può disincentivare gli investimenti in sicurezza stradale. Anzi, in qualche modo, ritengo che l’uso del costo sociale svolga una implicita ma efficace azione formativa, abituando i gestori della sicurezza ad un maggior rigore e ad una maggiore trasparenza.
La gestione, la comprensione e l’interpretazione dei dati relativi alla sicurezza stradale possono fornire indicazioni preziose per la pianificazione di strategie efficaci, la riduzione degli incidenti e l’ottimizzazione della mobilità urbana. In questo contesto, offro il mio contributo con il gruppo di Trafficlab con analisi di sicurezza stradale e redazione di Piani Comunali di Sicurezza Stradale, e con la concessione a Comuni ed enti gestori di reti stradali dell’uso del modulo Safety Manager della nostra piattaforma cloud Wetraffic.
Potete qui sotto visualizzare alcune immagini descrittive, in cui è riportato il nostro metodo di analisi dell’incidentalità comunale basato proprio sul costo sociale. Vi invito, naturalmente, a contattarmi per ogni ulteriore informazione.
Intervenire sul comportamento dei guidatori lavorando sull’infastruttura
Sottopongo infine questa riflessione a chi, nei Comuni, analizza le cause degli incidenti avvenuti sulle strade di competenza.
Oltre il 90% degli incidenti stradali sono causati dal comportamento non idoneo da parte delle persone. In ambito urbano, le cause più frequenti sono la distrazione, l’eccesso di velocità e il mancato rispetto di semafori o precedenze. L’ipotesi di focalizzarsi solo sugli incidenti la cui natura è “infrastrutturale” (es. buca nella strada), sebbene formalmente corretta, escluderebbe la quasi totalità degli eventi dalle analisi e dalle conseguenti misure di miglioramento.
Occorre al contrario considerare che, soprattutto in ambito urbano, è possibile per i Comuni adottare interventi di natura infrastrutturale per condizionare in positivo il comportamento delle persone (guidatori, ciclisti e pedoni), ad esempio con migliore visibilità/illuminazione, segnaletica adeguata, elementi di moderazione del traffico, ecc. In altre parole, molti degli incidenti che nelle statistiche sono identificati come di natura comportamentale potrebbero essere evitati intervenendo sull’infrastruttura.
Per capire quali interventi suggerire nel caso specifico di ogni Comune, sarà necessario valutare l’esito delle ispezioni di sicurezza, effettuate nei punti più critici individuati proprio grazie all’analisi iniziale. Quest’ultima deve considerare la totalità degli incidenti registrati, e non solo quelli con causa “infrastrutturale”.
Un elemento centrale della nostra proposta è l’adozione del costo sociale come parametro per l’analisi, basandosi su dati calcolati e diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in conformità alla Direttiva Europea 2008/96-art.7 e al D.Lgs 35/2011-art.7 che la recepisce. Questo approccio consente di classificare la pericolosità dei nodi e degli archi stradali sulla base del costo sociale derivante dagli eventi accaduti.
Esaminando le Linee Guida del D.Lgs 35/2011, il capitolo 2.2.2 distingue tra due metodi di classificazione:
- Paragrafo 2.2.2.1: si concentra sulla classificazione dei tratti ad elevata concentrazione di incidenti, utilizzando indicatori basati su incidenti, morti e feriti in rapporto al flusso, alla lunghezza o in termini assoluti, negli ultimi tre anni. Questo metodo non considera il costo sociale e non è specificamente finalizzato a pianificare le ispezioni.
- Paragrafo 2.2.2.2: introduce invece il concetto di potenziale di sicurezza (Safety Potential – SAPO), definito come il risparmio economico atteso dalla riduzione degli incidenti in seguito a interventi di messa in sicurezza. Questo criterio stabilisce la priorità delle ispezioni basandosi sul confronto tra il costo sociale osservato e quello teorico, calcolato applicando parametri di letteratura (es. 7,6 €/1000veickm per tratti autostradali; 24 €/1000veickm per tratti extraurbani).
Tuttavia, nell’ambito urbano, l’applicazione del metodo SAPO risulta problematica per vari motivi:
- Mancano i valori del TGM (Traffico Giornaliero Medio) per ogni tratto urbano.
- Non esistono valori di letteratura aggiornati sul costo sociale atteso in ambito urbano.
- I parametri di letteratura (2012) sono ormai obsoleti.
- Il metodo si concentra esclusivamente su tratti lineari, ignorando le intersezioni, che in ambito urbano sono spesso critiche.
Di conseguenza, confermiamo che il nostro metodo, che calcola il costo sociale/km per definire le priorità, rappresenta una soluzione più pratica e coerente con le esigenze reali, pur rispettando i principi delle Linee Guida del D.Lgs 35/2011.
Conclusioni
La sicurezza stradale in ambito urbano rappresenta un tema cruciale, non solo per proteggere gli utenti più vulnerabili ma anche per costruire città più vivibili e sostenibili. Come evidenziato, le soluzioni esistono e sono molteplici: dall’introduzione di politiche rigorose e misure infrastrutturali all’educazione e sensibilizzazione della cittadinanza. Tuttavia, trasformare questi spunti in realtà richiede impegno, collaborazione e una visione di lungo termine.
L’approccio basato sul costo sociale, integrato con una gestione efficace dei dati e una pianificazione strategica, offre uno strumento prezioso per individuare priorità e misure di intervento. Affrontare le cause degli incidenti attraverso modifiche infrastrutturali e azioni mirate al cambiamento dei comportamenti rappresenta una delle strade più promettenti per ottenere risultati concreti e duraturi.
Vi invito a riflettere sulle idee e metodologie proposte in questo articolo e a metterle in pratica nei vostri contesti. Contattatemi per approfondire il nostro approccio metodologico basato sul costo sociale e scoprire come possiamo supportarvi nella redazione di Piani Comunali di Sicurezza Stradale e nell’implementazione di soluzioni innovative.