Molte persone vengono uccise ogni anno sulle strade mentre camminano a piedi (e molte di queste durante un attraversamento sulle strisce pedonali). In buona parte si tratta di anziani e bambini. Vediamo quali sono le cause. E come risolvere il problema una volta per tutte.
Premessa
Gli incidenti stradali che coinvolgono chi cammina per strada costituiscono un problema del quale occorre decisamente prendere coscienza. Amministratori, educatori ed automobilisti (oltre, naturalmente, agli stessi pedoni): ognuno deve fare la propria parte. E non dimentichiamoci che ognuno di noi, anche chi si sposta spesso in automobile o in scooter, si trova in vari momenti della giornata a spostarsi muovendosi a piedi (provate a contare il numero di volte che attraversate la strada a piedi in una giornata qualsiasi…), per cui possiamo dire, senza ombra di dubbio, che “siamo tutti pedoni“.
Il problema non è per nulla banale, e quindi ritengo opportuno dare alcune indicazioni che possono essere utili a cittadini, tecnici ed amministratori.
Le statistiche in tempo reale dei pedoni morti in Italia (a cura di ASAPS).
ASAPS, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, al fine di sensibilizzare sempre più sul tema della sicurezza stradale, ha attivato la geolocalizzazione aggiornata in tempo reale con i luoghi degli omicidi stradali, con il dettaglio delle vie, l’età del pedone e il veicolo investitore. Ecco la mappa aggiornata con riferimento al 2024.
Le statistiche degli incidenti stradali degli “utenti deboli” in Europa (da ETSC)
Ho consultato uno studio dello European Transport Safety Council (ETSC) secondo cui, dal 2010 al 2018, il numero di pedoni e ciclisti morti in Europa è calato più lentamente rispetto a quello delle vittime tra gli occupanti di autoveicoli. Ci sono stati almeno 51.300 pedoni e 19.450 ciclisti uccisi sulle strade europee tra il 2010 e il 2018. Inoltre, mentre i decessi tra gli occupanti di veicoli a motore sono diminuiti, in media, del 3,1% all’anno nel periodo, i decessi tra i ciclisti in media sono diminuiti solo dello 0,4% all’anno. Le morti tra pedoni e ciclisti, gli utenti della strada più vulnerabili, hanno rappresentato peraltro il 29% di tutti i decessi registrati su strada in tutta l’UE nel 2018. Infine, il 99% dei decessi per i pedoni e l’83% dei decessi per i ciclisti sono la conseguenza di un impatto con un veicolo a motore.
La ricerca ha poi rivelato che la metà di tutti i ciclisti e pedoni che muoiono sulle strade dell’Unione Europea ha più di 65 anni. Le persone anziane sono infatti più fragili, e quindi hanno più difficoltà a riprendersi da gravi lesioni. Ma non è naturalmente pensabile di risolvere il problema limitando la mobilità degli anziani. Anzi: è molto importante che anche le persone anziane siano sempre attive e “mobili”, per motivi di salute e benessere, per cui (sempre secondo l’ETSC) la sfida deve riguardare come migliorare la sicurezza di tutti mentre si cammina o si va in bicicletta, con particolare riferimento a categorie ad alto rischio come anziani e bambini.
L’infografica seguente aiuta a comprendere la gravità della situazione.
Riporto ora di seguito alcuni spunti utili, in buona parte derivanti da confronti che ho avuto nel tempo su questo tema con il Centro Antartide di Bologna (responsabile, tra le varie iniziative, anche della lodevole campagna Siamo tutti pedoni) e con Luca Pascotto (esperto in materia e referente per la sicurezza stradale della Fédération Internationale de l’Automobile – FIA).
Le caratteristiche del “rischio stradale” per i pedoni
Come emerge dalle statistiche che ho riportato, e come è del tutto ovvio, ai pedoni gli incidenti stradali causano conseguenze molto più gravi rispetto agli altri utenti della strada. Peraltro, sappiamo bene che non basta trovarsi sulle strisce pedonali per essere al sicuro: molti incidenti avvengono anche quando il comportamento dei pedoni è corretto (anche se è vero, tuttavia, che spesso anche i pedoni non rispettano le regole della strada).
In ogni caso, va considerato anche che non tutti i pedoni sono uguali: gli anziani ed i bambini sono più esposti degli altri ai rischi ed alle conseguenze degli incidenti. E, per entrambe le categorie, a parte gli ovvi rischi per l’incolumità fisica, il problema più grande è il rischio della limitazione alla libertà di muoversi, che per gli anziani si traduce purtroppo anche in isolamento sociale. Vediamo più in dettaglio gli aspetti relativi a queste due categorie.
Per quanto riguarda gli anziani: sappiamo che più della metà dei pedoni morti in incidenti stradali aveva più di 60 anni. Dal punto di vista fisiologico occorre considerare che negli anziani il problema è dato da una minore prestanza fisica e sensoriale rispetto alle persone adulte, cosa che sulle strisce pedonali li pone particolarmente a rischio. Dal punto di vista sensoriale dobbiamo considerare il degrado della vista e dell’udito, che per alcuni può essere molto marcato. Ed ancora: molte persone con più di 65 anni non sono in grado di camminare abbastanza velocemente per utilizzare un attraversamento pedonale, e peraltro quando si invecchia, si cammina più lentamente e con attenzione, guardando in basso per evitare inciampi, congestionando il passaggio pedonale e bloccando la strada ad automobilisti impazienti. Da tutto questo deriva il maggior rischio per gli anziani.
I bambini invece fanno registrare meno vittime in valore assoluto, ma ricordo a tutti che per la fascia di età 5-14 anni gli incidenti stradali sono la prima causa di morte nel mondo. Nei bambini il problema principale è dato dalla scarsa percezione del pericolo e dalla difficoltà a “leggere” correttamente l’ambiente che li circonda nella sua complessità. Per un bambino che gioca per strada è normale, ad esempio, concentrarsi nell’inseguimento di un pallone, senza prestare attenzione se in quel momento stia o meno arrivando un’auto. Risulta quindi di fondamentale importanza intervenire con azioni forti e decise di educazione ed informazione rivolte a bambini e ragazzi in età scolare.
Il “Principio informatore della circolazione”.
L’articolo 140 del Codice della Strada, intitolato “Principio informatore della circolazione”, rappresenta il fondamento di tutte le norme che regolano il comportamento degli utenti della strada. Molto semplicemente, dice che gli utenti della strada devono comportarsi in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione ed in modo che sia in ogni caso salvaguardata la sicurezza stradale. Questo principio generale si traduce in specifici obblighi di comportamento che sono descritti in dettaglio negli articoli successivi.
L’importanza dell’articolo 140 sta nel fatto che non si limita a dettare norme specifiche, ma impone a tutti gli utenti della strada un atteggiamento di prudenza e di attenzione nei confronti degli altri. In altre parole, non basta rispettare le singole regole del Codice, ma è necessario adottare un comportamento proattivo e responsabile, che tenga conto delle condizioni della strada, del traffico e degli altri utenti presenti. In caso di incidente, la violazione dell’articolo 140 può comportare l’attribuzione di responsabilità a chi ha causato il sinistro, anche se non ha violato una specifica norma del Codice della Strada.
Consigli agli amministratori per rendere più sicuri gli attraversamenti pedonali
Riporto di seguito alcune indicazioni utili per amministrazioni e progettisti per il miglioramento della sicurezza degli attraversamenti pedonali, sottolineando che alcune di queste possono essere molto utili anche in caso di situazioni specifiche e temporanee, quali ad esempio quelle che richiamano una grande affluenza di pubblico in occasione di eventi particolari.
Ma prima di tutto occorre partire da una domanda: quali sono le migliori pratiche a livello internazionale in materia di protezione degli utenti deboli della strada? La migliore pratica, che è senza dubbio possibile “importare” anche da noi, è la costruzione di una cultura di rispetto del pedone, realizzata non solo con azioni di repressione ma anche (e soprattutto) con azioni di educazione, informazione e sensibilizzazione. In secondo luogo, vengono tutti quegli interventi infrastrutturali volti a migliorare la sicurezza dei pedoni, dai marciapiedi agli interventi di traffic calming (es. con le famose Zone 30), ovvero di riduzione della velocità del traffico veicolare per renderlo compatibile con pedoni e ciclisti. Ma non basta solo questo.
Teniamo presente che la mobilità dei pedoni dovrebbe essere sempre oggetto di una specifica attività di pianificazione e progettazione, finalizzata ad individuare soluzioni in grado di soddisfare le esigenze di sicurezza dei pedoni e tenendo conto di tutte le interazioni con le altre componenti di mobilità (motorizzate e non). La visibilità degli attraversamenti pedonali dovrebbe ad esempio costituire uno dei più rilevanti criteri progettuali. A questo proposito, gli attraversamenti pedonali dovrebbero essere progettati evitando la presenza di ostacoli alla visuale reciproca tra pedoni e conducenti. E, nelle intersezioni, sarebbe in generale necessario evitare soluzioni progettuali che limitino la visibilità reciproca tra pedoni e veicoli in svolta, liberando da ostacoli gli spigoli delle stesse o realizzando marciapiedi “avanzati” rispetto agli spazi di sosta.
La manutenzione degli attraversamenti pedonali dovrebbe allo stesso modo essere effettuata con particolare cura e sistematicità. In particolare, le pavimentazioni stradali in approccio agli attraversamenti andrebbero mantenute in modo da garantire livelli di aderenza sempre ottimali (pavimentazioni ruvide sono ad esempio da preferirsi a materiali a bassa aderenza, per una migliore prestazione in caso di frenata). Ed è inoltre importante favorire l’utilizzo di segnaletica orizzontale ad elevate prestazioni di rifrangenza.
Negli attraversamenti pedonali semaforizzati, le singole fasi (cioè gli intervalli di tempo di rosso, giallo e verde) dovrebbero essere calcolate in modo tale da garantire sempre un attraversamento sicuro ai pedoni. E nei casi di fasi pedonali “non esclusive”, l’introduzione di apposite lampade supplementari lampeggianti può servire ad avvertire i conducenti della presenza contemporanea di pedoni in attraversamento. La maggior parte dei semafori pedonali dovrebbe essere anzi dotata di dispositivi con il conto alla rovescia, che lasciano alla consapevolezza del pedone la decisione riguardo all’avvio o meno dell’attraversamento, in relazione anche alle proprie condizioni fisiche (velocità di andatura).
Nelle situazioni maggiormente a rischio per i pedoni andrebbe poi valutata la possibilità di introdurre isole salvagente, in grado di proteggere i pedoni in attraversamento, e valutando anche le differenze tra la situazione pre-intervento e quella post-interventi analizzando l’attenzione alla guida da parte dei conducenti con studi specifici, come quelli condotti dall’Università di Bologna nell’ambito degli studi sulla distrazione alla guida.
Con riferimento alle disabilità, ricordo che l’accessibilità agli attraversamenti pedonali va garantita anche (e soprattutto) a chi ha qualche forma di disabilità motoria: è necessario prevedere soluzioni di accesso a raso, ovvero rampe di accesso aventi pendenze mai superiori all’8%. E va inoltre considerato che per le persone ipo/non vedenti l’introduzione di percorsi tattili, dispositivi acustici o tattili ai semafori ed uno spazio di accesso separato rispetto alle rampe (gradino o normale marciapiede) migliora notevolmente la sicurezza. Per tali persone è peraltro da ritenere pericolosa (e quindi da evitare), la diffusa pratica di introdurre dei paletti metallici molto bassi come dissuasori della sosta veicolare. Al contrario, l’introduzione di segnaletica orizzontale supplementare per l’indicazione della provenienza del traffico veicolare (del tipo “look right”) è invece da ritenersi di grande aiuto, anche (e non solo) per i non udenti.
Particolare cura va riservata alla gestione dei conflitti con le altre componenti della mobilità, in particolare con quella ciclistica e con i tram, evitando soluzioni potenzialmente pericolose persino nelle situazioni di pedoni in attesa di attraversare (es. tram troppo vicini al marciapiede, piste ciclabili in conflitto con rampe per disabili, ecc.).
Inoltre, andrebbe incoraggiata l’introduzione di misure aggiuntive per migliorare la visibilità specialmente, nelle ore notturne. Luci lampeggianti, elementi luminosi di arredo urbano, impianti semaforici a portale, ecc. possono fare la differenza in termini di sicurezza.
Ed ancora, gli attraversamenti pedonali dovrebbero essere oggetto di vere e proprie “safety review”, allo scopo di individuare a livello puntuale gli interventi da mettere in atto per la messa in sicurezza degli stessi.
Un esempio di come NON fare un attraversamento pedonale.
Il video che riporto di seguito l’ho fatto io stesso (mi scuso per la scarsa qualità), e riporta la situazione che io, in prima persona, ho vissuto a Firenze alcuni anni fa, quando dovevo attraversare uno degli incroci più complessi della città (in “zona Fortezza”, i fiorentini la conoscono bene). Oggi la situazione non è più quella che si vede nel video: l’incrocio è totalmente cambiato, e la strada principale è oggi percorsa da una tramvia che ha avuto grande successo tra cittadini (com’era logico aspettarsi). Ma trovo utile comunque riportare la mia testimonianza, anche per suggerire agli amministratori come “non” gestire un attraversamento pedonale.
Conclusioni
Il rischio stradale per chi cammina a piedi sulle strade è difficile da eliminare del tutto, ma la visione da perseguire deve essere quella di raggiungere l’obiettivo “zero vittime”.
Come scrivo in diverse pagine di questo sito, alla base del “rischio stradale” c’è sempre il comportamento umano, che nel caso di investimento dei pedoni implica una responsabilità da parte del conducente del veicolo, del pedone o di entrambi. Gli accorgimenti strutturali (es. marciapiedi, ecc.), regolamentari (es. strisce pedonali, semafori, ecc.) o tecnologici (es. sistemi anticollisione) sono ovviamente fondamentali per ridurre probabilità e gravità degli eventi.
Ma, ribadisco, la riduzione del rischio passa inevitabilmente per l’aumento della consapevolezza dello stesso da parte di ognuno di noi.