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La sicurezza di chi lavora a piedi su strada: situazioni di rischio e normative applicabili.

Il carico/scarico merci in ambito urbano. La raccolta dei rifiuti e lo spazzamento delle strade. I cantieri stradali. L’attività degli “ausiliari della viabilità” sulle autostrade. Norme, procedure e formazione.


Una brutta notizia.

Il 06 giugno 2023 Gabriel Aurelian, un operaio di 23 anni, è stato mortalemente investito mentre era al lavoro sulla Provinciale 231, vicino a Terlizzi, nel Barese. L’incidente è avvenuto quando Gabriel, di origine rumena, sventolava una bandiera arancione per indicare lavori in corso e per avvisare gli automobilisti di rallentare. Nonostante indossasse la pettorina e sventolasse la bandiera, una donna di 45 anni da Andria, alla guida di un’utilitaria in direzione Bari, non lo ha visto e lo ha colpito. La donna ha poi riferito di non essersi accorta della presenza del giovane sulla carreggiata, ma ora è indagata per omicidio stradale. Si è appreso che la vittima stava collaborando con i colleghi nella manutenzione stradale, segnalando ai veicoli di rallentare mentre altri tagliavano le erbacce lungo la strada.

Foto di Hands off my tags! Michael Gaida da Pixabay

In queste pagine parlo spesso di sicurezza stradale in ambito lavorativo, con particolare attenzione a chi guida automobili o altri veicoli per motivi di lavoro (sia in fase di itinere, cioè durante lo spostamento casa-lavoro, sia durante la giornata lavorativa vera e propria). Gli incidenti stradali sono peraltro la prima causa di morte sul lavoro.

Non vanno dimenticati tutti i lavoratori che si trovano ad operare in strada muovendosi a piedi, e che non solo sono particolarmente vulnerabili, ma anche molto esposti al rischio di essere investiti. Vi porto alcuni esempi relativi a situazioni reali su cui ho svolto consulenza, utili a comprendere l’entità del rischio e la varietà delle possibili problematiche.

Esempio n. 1 – Carico/scarico merci in ambito urbano

Un primo esempio da considerare riguarda la “banale” attività di assistenza ai conducenti di furgoni e camion più o meno grandi che portano le merci nei negozi o nei supermercati. Escludendo i siti di grande dimensione, che dispongono di accessi e piazzali riservati e preclusi al transito di estranei, ci troviamo spesso ad assistere ad attività di carico/scarico effettuate in ambito urbano, e quindi condotte in presenza del normale traffico cittadino. Traffico che può essere composto da persone che si muovono a piedi, in bicicletta/monopattino, in scooter, in auto, ecc. Questa situazione, quotidianamente visibile da chiunque, non è per nulla banale, in quanto le condizioni del traffico sono variabili per definizione. Di conseguenza, le attività di carico/scarico, come anche le stesse manovre di accostamento dei camion, possono costituire un rischio sia per i lavoratori che attendono in strada l’arrivo del mezzo per poi eseguire lo scarico della merce (spesso con tempi contingentati), sia per gli utenti della strada (a piedi o motorizzati), che incontrano una situazione “non convenzionale” (es. con presenza di carichi movimentati in strada o sui marciapiedi, carreggiate parzialmente ostruite, scarsa visibilità, ecc.), e rispetto alla quale devono spesso improvvisare sul momento comportamenti e manovre.

Esempio n. 2 – Raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade

Anche le attività di raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade costituiscono un ambito in cui “rischio stradale” e “rischio lavorativo” si sovrappongono. Ecco un esempio di una situazione ricorrente, che ho analizzato nel corso di una consulenza svolta per un’azienda di raccolta e trattamento dei rifiuti. Ricordo quanto visto in occasione della pulizia di una vasta area cittadina al termine della giornata settimanale di mercato. Alla chiusura del mercato, le strade erano chiuse al traffico con transenne, ma comunque accessibili a piedi o in bicicletta. Al momento dell’inizio delle operazioni di smontaggio delle attrezzature da parte degli ambulanti iniziava, in contemporanea, l’operazione di pulizia delle strade, eseguita sia con persone a piedi, sia con mezzi speciali (spazzatrici, furgoni con cassone ribaltabile, ecc.). Ma, in contemporanea, entravano nella zona interdetta al traffico anche un buon numero di veicoli privati (auto, furgoni, ecc.), schivando le transenne. Si trovavano quindi, nello stesso momento e nello stesso spazio, sia gli ambulanti che stavano rimuovendo le loro strutture e ricaricando i furgoni, sia gli operatori della pulizia delle strade, sia cittadini che circolavano a piedi, in bicicletta, in scooter o in auto. E tutto questo nello stesso momento, senza che la zona fosse stata ancora “messa in sicurezza” e riconsegnata alla circolazione stradale. Anche se questo esempio comprende elementi che non dovrebbero in teoria verificarsi (come l’invasione dell’area da parte dei veicoli privati prima della fine delle operazioni di ripristino), la situazione che ho raccontato è reale, e rende l’idea del “rischio stradale” a cui si trovano esposti i lavoratori in questione.

Esempio n. 3 – Attività degli “ausiliari della viabilità” sulle autostrade.

Come ultimo esempio di questo breve elenco porto quello dei lavoratori con mansione di “ausiliario della viabilità” su strade e autostrade, alle prese con una attività particolarmente rischiosa. Tra i loro compiti, oltre a quello di “pattugliare” la rete di competenza per verificare la regolarità dell’infrastruttura e l’assenza di pericoli, c’è anche quello di intervenire tempestivamente in caso di incidente. Infatti, nel momento in cui avviene un sinistro, gli ausiliari sono i primi che accorrono sul posto (ancor prima delle forze dell’ordine e degli eventuali servizi di soccorso medico), allo scopo di “mettere in sicurezza” la circolazione, rimuovendo ad esempio eventuali detriti dalla sede stradale o collocando la segnaletica di pericolo. E questo, ovviamente, avviene senza preavviso, in qualsiasi condizione meteo ed in presenza del normale traffico stradale o autostradale, con veicoli di ogni massa che sopravvengono ad alta velocità (ed ignari della situazione), mettendo potenzialmente a rischio l’incolumità degli stessi operatori.

Esempio n. 4 – Cantieri stradali (es. manutenzione dei sottoservizi, ecc.)

Consideriamo un altro esempio: quello dei cantieri stradali. Non parlo solo dei cantieri in ambito extraurbano, ma anche di quelli in ambito urbano. Ad esempio, i lavoratori delle aziende multiutilities che operano continuamente su strada per la manutenzione di elementi particolari quali fognature, sottoservizi, ecc. Anche in questo caso, le attività lavorative sono svolte spesso lavorando senza interrompere la circolazione stradale ma, al limite, riducendo la larghezza utile della carreggiata per consentire simultaneamente le operazioni di manutenzione ed il fluire del traffico. E non sono stati pochi, purtroppo, i casi di incidente avvenuti per investimento degli operai durante le fasi di lavoro o, addirittura, durante le fasi di posa della segnaletica stradale di avviso. Elemento, questo, che ha portato peraltro all’emanazione di una specifica normativa sul tema attraverso uno specifico decreto nel 2013 (poi aggiornato nel 2019), che regola tali attività e quelle, più in generale, effettuate ad opera dei cosiddetti movieri. Su questo, è utile consultare una pubblicazione di INAIL, della quale parlo di seguito

La segnaletica temporanea per i cantieri stradali

INAIL ha pubblicato un fascicolo sul tema in questione, che in sintesi sviluppa quanto segue.

La segnaletica temporanea e i dispositivi complementari come coni e delineatori flessibili rappresentano una difesa fondamentale in prossimità di cantieri e anomalie stradali, contribuendo a ridurre incidenti e lesioni gravi. Questa segnaletica aiuta i conducenti a percepire tempestivamente le condizioni anomale della carreggiata, permettendo loro di adattare la velocità in funzione dello stato dei luoghi. Tra il 2013 e il 2020, in Italia, si sono registrati oltre 800 incidenti che hanno coinvolto pedoni al lavoro sulla carreggiata, segno evidente della necessità di una segnalazione temporanea che non solo informi, ma guidi il comportamento degli utenti della strada. Nell’area di interferenza tra cantiere e carreggiata, il rischio di investimento dei lavoratori, così come quello di collisioni tra veicoli in transito e macchinari, resta elevato. Tuttavia, l’adozione di segnali temporanei posizionati strategicamente può sensibilizzare sia i lavoratori che gli automobilisti, contribuendo a una maggiore sicurezza. La segnaletica temporanea, pur essendo già uno strumento efficace di prevenzione, dovrà evolversi per integrarsi con le innovazioni tecnologiche che coinvolgono veicoli e infrastrutture, per offrire una protezione sempre più avanzata ed efficace.

Se volete approfondire, trovate l’articolo qui: INAIL, “La segnaletica temporanea per cantieri stradali”, 2002 (pdf).

Norme, procedure e formazione.

Gli esempi che ho portato sono diversi, ma è possibile individuare dei tratti comuni. E comune è anche la “cornice normativa”, che ha come pilastri due fondamentali e conosciuti testi di legge ed una specifica normativa “di raccordo”:

  • Il D.Lgs. 285/1992 “Codice della Strada”;
  • Il D.lgs. 81/2008 “Testo Unico per la salute e la sicurezza dei lavoratori”;
  • Il D.M. 22/01/2019 “Criteri generali di sicurezza relativi alle procedure di revisione, integrazione e apposizione della segnaletica stradale destinata alle attività lavorative che si svolgono in presenza di traffico veicolare”.

Per ridurre il rischio, il mio consiglio ai responsabili della sicurezza delle organizzazioni interessate è di intervenire con una visione a 360°, e comunque considerando come minimo quanto segue:

  • gli aspetti organizzativi (es. definizione di procedure, istruzioni, ecc.);
  • la competenza dei lavoratori, con attività specifiche di addestramento e formazione;
  • l’adeguatezza dei veicoli e delle attrezzature utilizzate;
  • il coinvolgimento delle “parti interessate” (nel caso dell’area mercatale, mi riferisco ad esempio ai Vigili Urbani).

È importante sottolineare che, dal punto di vista della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, le situazioni di rischio e le corrispondenti misure di prevenzione e protezione devono essere ben identificate dai responsabili aziendali della sicurezza (RSPP ed HSE manager), e devono essere anche ben evidenti nel documento di valutazione dei rischi. A tale scopo, le organizzazioni più attente redigono una specifica valutazione del rischio stradale sul lavoro, e quelle più strutturate implementano anche un sistema ISO 39001. Su questo, invito RSPP ed HSE manager alle prese con questo tema a contattarmi per un confronto in merito o per una consulenza sul tema.

Conclusioni

Quando si parla di incidenti stradali si tende spesso a pensare solo agli eventi che coinvolgono le persone a bordo di un’auto o comunque di un mezzo a motore, ma un gran numero di vittime si trovavano su strada a piedi perché ci lavoravano. E peraltro, proprio perché a piedi, erano più vulnerabili.

Come vi ho raccontato negli esempi riportati, le situazioni possono essere molto diverse, e non è facile dare una linea guida univoca con riferimento ai comportamenti da tenere (mi rivolgo in questo caso agli RSPP ed ai responsabili della sicurezza sul lavoro delle varie organizzazioni). Le norme ci sono, e ci aiutano (compreso il D.M. 22/01/2019), e vanno studiate ed applicate al proprio caso con accuratezza e raziocinio.

Ma, in ogni caso, trovo fondamentale che a tutti i livelli di ogni organizzazione debba maturare una solida “cultura della sicurezza”, per aiutare le persone a comportarsi in modo attento come conseguenza della consapevolezza di un rischio, ancor prima che per l’adempimento ad un obbligo (adempimento il cui rispetto è comunque necessario).

E, naturalmente, la stessa cosa vale anche per ognuno di noi, quando ci troviamo per strada.